PROLOGO: New Orleans

 

Un lampo di teletrasporto, e la bellezza di nove super-esseri molto agguerriti apparvero nella lussuosa stanza. Erano:

Ø  Warwear, il capo della squadra, vestito di un’armatura vivente a tecnologia Eidolon.

Ø  Sabre, il licantropo Jack Russell.

Ø  Midnight Sun, maestro di arti marziali addestrato sulla Terra e nello Spazio.

Ø  Molten, l’uomo dalla pelle metallica.

Ø  Joystick, ex Signora del Male,

Ø  Fusione, il mutante maestro delle illusioni,

Ø  Man-Eater, l’uomo-tigre,

Ø  Blank, con il suo campo di vuoto,

Ø  Capitan Power, il misterioso e più potente elemento del gruppo.

 

“Il tracciatore ha funzionato,” disse Warwear. “È qui che l’apparecchio è stato attivato.”

“Per la miseria!” disse Blank, trovandosi faccia a faccia…con sé stesso.

Nel mezzo della stanza stava, seduta su una poltrona, una figura umana avvolta da un campo di vuoto. Una figura completamente ignara del mondo circostante, una statua vivente.

“Confermo l’assenza di dispositivi esplosivi,” disse Warwear, per poi analizzare la figura immobile. “Impossibile definire chi o cosa ci sia sotto il campo, ovviamente. Blank, è il tuo momento.”

Sotto il campo di vuoto, Eddie Velikosvki deglutì: quello era il momento che più aveva temuto da quando aveva fatto la sciocchezza di lasciarsi fregare il dispositivo del campo[i]. Ora era solo con la sua responsabilità e otto tizi pronti a calciarlo in culo da lì fino alla Luna, e perché? Perché aveva pensato di arrotondare la paga mettendosi con la LTD!

Blank lavorò sull’emettitore di campo esattamente come gli aveva insegnato Garolfo degli Abruzzi, il responsabile del Reverse Engineering e Hi-Tech della JI. Una cosa bisognava dire, di Eddie: aveva una memoria fotografica, imparava molto in fretta.

Il principio era semplice, del resto. Il campo di vuoto non era un’’emissione’, bensì un collegamento con una non-dimensione unica nel suo genere, uno spazio di puro nulla. L’unica cosa che il generatore emettesse era una sorta di campo di contenimento per il vuoto, altrimenti la natura avrebbe cercato di colmare quel vuoto in modi alquanto…spettacolari.

Lavorando d’ingegno, Garolfo era riuscito a modificare i componenti della cintura di Blank in modo da interferire con qualunque altro campo di vuoto…

Un ultima pressione di pulsanti, e il secondo campo fu spento.

E uno stupefatto Damon Dran tornò fra gli uomini. “Cosa..?” si guardò le mani, se le toccò, sorpreso di essere finalmente libero da quella maledizione.

Poi si accorse dei nuovi arrivati. “E voi, chi diavolo siete?”

 

 

MARVELIT presenta

Episodio 17 - Conflitti Societari

 

 

“Le domande le facciamo noi, Uomo Indistruttibile,” disse Warwear. “Cosa ci facevi con il nostro dispositivo di campo nel tuo corpo?”

Damon osservò l’apparecchio estrattogli pochi istanti prima da Capitan Power. “Dunque è a voi che l’Imperatore lo ha fregato, eh?”

“Di chi stai parlando?”

Damon si servì un bicchiere di liquore pregiato. “Non scaldarti, uomo di latta. Sarò lieto di collaborare, visto che il bastardo ha cercato di farmi fare la fine di Mida.

“Si fa chiamare l’Imperatore del Crimine, e porta una maschera di ferro.” lo disse veramente con le maiuscole. “Quello che so…o meglio, che intuisco su di lui, è che si tratta di una persona eccezionale, un pianificatore attento, un doppiogiochista machiavellico.

“Fa parte della Villains LTD, un’organizzazione di mercenari al servizio del crimine. Li avevo assunti per…recuperare alcune cose di mia proprietà. E a missione ultimata, il maledetto ha voltato le carte in tavola e mi ha infilato in gola quel gingillo. Anche voi avete dei conti in sospeso, con lui? Oltre al furto, s’intende?”

“La cosa non la riguarda, Dran,” disse Warwear. “Come ha fatto a contattarlo?”

“Ho fatto circolare la voce che ero interessato alle prestazioni della LTD. Dopo qualche giorno, sono stati loro a farsi vivi. Niente indirizzi, niente di rintracciabile.”

“Come si sono fatti vivi?”

“Usano dei portali di teletrasporto. Neri.”

Warwear annuì. “La ringraziamo per la collaborazione, ma questo non cancella i crimini per i quali le rimane un lungo periodo da scontare in prigionia, lo sa?”

Dran fece spallucce. “Fate pure, se preferite. Ho più soldi ed avvocati dei vostri capelli messi insieme, e per giunta non mi si può materialmente fare del male.” Bevve un sorso di liquore. “Cosa sarà qualche giorno di custodia e di noiosi processi, in fondo, per vedere quel tronfio bastardo a mollo nella sua boria?”

“E chi ha parlato di galera?” fece Warwear, poi, “Sun.”

Il silente guerriero in nero afferrò le braccia di Damon, poi entrambi scomparvero in uno scintillio.

 

I due riapparvero nello spazio, in prossimità di un pianeta nudo e butterato come la Luna. Damon lo riconobbe subito, ma per quanto si agitasse non poteva cambiare il suo destino.

Midnight Sun lasciò andare il suo prigioniero, affidandolo alle cure amorevoli del campo gravitazionale di Mercurio.

 

“Dobbiamo ricordarci di recuperarlo, appena ci sarà una taglia consistente,” disse Warwear, appena Sun riapparve. “Sarà meglio per lui che il suo potere non lo tradisca.”

“E così, sappiamo cosa è questa Villains LTD,” disse Joystick. “Non che ci aiuti molto, di per sé.”

“Forse non ora, ma lasciamo che siano i capi a sfruttare questi dati.”

 

Sede Legale della Justice Incorporated, Nome, Alaska.

 

“Il quadro comincia a delinearsi,” disse Letitia Frost, Divisione Strategica.

Alla pressione di un pulsante, il proiettore olografico al centro del tavolo nella sala riunioni mostrò un perfetto globo terrestre. Sulla sua superficie brillavano ad intermittenza dei punti a forma di ‘V’.

“Da qualche settimana a questa parte, in diversi punti del mondo sono avvenuti dei delitti…anzi, ‘esecuzioni’ è il termine più adatto…correlati da un preciso M.O.: arrivo, esecuzione, fuga. Tempi veloci, nessuna traccia. E una firma.” Tre lettere rosse, scritte in stile ‘Murales’, si dipinsero sulla superficie terracquea: LTD.

Toccò ad Angela Cleaver. “Abbiamo già avuto il dubbio onore di scontrarci[ii] con un versatile teleporta in grado di generare aperture ‘nere’ come quelle descritte da Dran.” Nuova immagine: un uomo in un costume imbottito nero, con una maschera integrale a lenti bianche. “Edward J. Freeman, alias Switch. Forse non un genio, ma ambizioso. Si distinse per il tentativo di rubare il Fiume Hudson[iii], una volta. E una settimana fa, ha rubato del materiale fissile sperimentale[iv] al Governo degli USA: ora ha una taglia che varrebbe una nostra missione.

“Ho incrociato un po’ i dati dell’F(Federal)B(Bureau)S(Superhuman)A(Affairs) con quelli della Polizia di NY. Il nostro amico, pur essendo virtualmente imprendibile, ha un tallone d’Achille niente male: è un abitudinario. Sarà solo una questione di tempo, prima che si ripresenti in uno dei locali che frequentava prima di iniziare la sua carriera di supercriminale.”

Dollar Bill non aveva mai visto Angela così fissata e così…eccitata. Era da quando la JI era stata fondata, che nessuno li aveva offesi così personalmente, e lei era determinata a farla pagare cara a questa Villains LTD… “Angela cara, ah…poniamo che i superiori di Freeman non siano, ah, abitudinari come lui…”

Angela annuì. Poteva non conoscere l’identità di questa ‘Maschera di Ferro’ e della sua funzione in questa LTD…ma non poteva essere meno che all’altezza delle parole di Dran. Con gli obiettivi perseguiti fino a questo punto, e l’apparente incapacità della comunità dei super-esseri di rintracciarlo, voleva dire che sapeva essere discreto quanto fragoroso.

Domanda: valeva la pena iniziare delle indagini su questo individuo? Risposta: no. La JI non era una di quelle organizzazioni ossessionata sul proprio particolare nemico. Erano un’impresa, punto e basta. Per lei, Angela Cleaver, era un punto d’onore sistemare a dovere i super della Villains per fare capire loro che non si scherza col fuoco…

Per tornare a bomba, il sedicente Imperatore del Crimine non era un fesso, e Bill aveva ragione: se Freeman fosse andato in giro con la sua faccia su ogni database della Polizia e delle forze federali, sarebbe stata solo questione di tempo prima che venisse catturato.

Angela sorrise. “Credo di avere un’idea di come prenderlo. Al lavoro, gente.”

 

NewYork.

 

Il nome del bar non è rilevante ai fini di quello che sta per accadere.

L’interno del bar era identico a quello di tanti altri della sua categoria: un ritrovo per chi aveva qualche soldo da spendere senza pretese.

Questo cliente, in particolare, un caucasico dai capelli castani, il volto scavato e gli occhi azzurri, vestito in uno stile assolutamente anonimo, di soldi da spendere ne aveva davvero molti. Avrebbe potuto permettersi il più lussuoso locale e il migliore servizio. Ma era un abitudinario.

Qui, Edward Freeman aveva speso una considerevole fetta della sua vita. Era quasi come una seconda casa. Si sentiva tranquillo, sicuramente più che in prossimità dei suoi ‘soci’.

Le vecchie abitudini infondono sicurezza.

Freeman stava per scoprire quanto si sbagliava. Cosa..?

Era una sua abitudine: sedere in un angolo preciso, ad un tavolo preciso, in modo da tenere sempre d’occhio l’ingresso. Freeman apparteneva a quella razza di uomini capaci di identificare un guaio vestito da ‘avventore’, era così che si era salvato le chiappe più di una volta.

La vista della persona che entrava in quel momento nel bar lo lasciò di sasso. Era vestita più discretamente, in modo da attirare l’attenzione il meno possibile, ma in modo che il volto fosse riconoscibile. Da lui. Dana?

La donna andò al bancone. Sì, senza dubbio era lei…ma che diavolo ci faceva, lì?

 

Il barista servì a Dana Freeman un bicchiere di scotch. Lei lo mandò giù con un sorso e restituì il bicchiere, che fu rapidamente riempito.

Una mano le pizzicò il fianco. “Mi piace il tuo stile, dolcezza.”

La mano di lei gli prese il polso in una morsa ferrea. “Smamma, bello.”

“Ma come, Jessie? È così che si trattano i fratellini?”

La donna voltò la testa. Non riconobbe il volto, ma l’espressione… “Ci conosciamo?”

Lui roteò gli occhi. “Andiamo, Jessie: sono Eddie!”

Lei fece tanto d’occhi. “Edward? Ma che diavolo… Cosa ti sei fatto?”

Lui mostrò un sorriso compiaciuto. “Sono un ricercato che conta, cara, e mi sono premunito. Se non mi hai riconosciuto tu, vuol dire che funziona.”

Lei si bevve lo scotch. “Fantastico. E naturalmente, dovevi venire a collaudare il tuo travestimento dove la legge verrebbe a cercarti. Non so neanche perché te la prendi tanto con nostro padre: potreste essere fratelli, quanto a cervello… Piuttosto, sono felice che ti sia fatto vivo: ti stavo cercando.”

Dana Freeman era una poliziotta -non proprio il migliore tipo di parente da avere, quando si era un supercriminale, ma i due fratelli erano ancora abbastanza affezionati l’un l’altro da non farsi le scarpe. Lui cercava di non ucciderla, lei cercava di non arrestarlo.

“Allora, piccola? Cosa ti porta qui?”

Lei lo fissò duramente, ed abbassò la voce di parecchie ottave. “Che cavolo ti è saltato in testa di rubare del materiale atomico?! TI rendi conto che adesso ti staranno addosso fino a quando non sarai sulla sedia elettrica?”

Lui fece spallucce. “È un lavoro che ha i suoi rischi, sorella. La paga è ottima e fin quando potrò teleportarmi via, nessuno mi metterà le mani addosso. Non mi avrai cercato solo per avvertirmi di questa sciocchezza?”

Lei sembrò pensarci su. “A dire il vero, no.”

 

Un attimo dopo, la figura di Edward Freeman sfondò le porte del locale e volò in strada, dove rimbalzò contro una parete. Quando atterrò sul marciapiede, era svenuto.

“E uno giù. Cavolo, come li adoro questi deficienti,” disse ‘Dana Freeman’, uscendo dal locale, per essere poi sostituita dalla figura di Capitan Power. Il Giustiziere si avvicinò a Switch e si chinò su di lui. Una volta interrogatolo a dovere, avrebbe fornito molte informazioni interessanti…

Un pugno alla schiena lo fece volare contro il muro! “Scusami, ma il nostro socio non è merce per voi.”

Cap si rialzò in piedi, per trovarsi di fronte un uomo vestito interamente di nero, dal lungo impermeabile di pelle alla maglietta ed ai pantaloni. Un paio di occhiali neri sotto il cappello nero completavano il look del nuovo venuto. “Amico, hai appena fatto una bella fesseria.”

“Strano, vero?” fece l’uomo in nero. “Pensavo lo stesso di te. A proposito, il mio nome è Shades. Il tuo qual è? Sai, per la lapide…”

Cap saltò addosso a Shades, caricando il pugno. Colpì al mento…e non smosse l’altro di un millimetro.

“Divertente.” Shades gli afferrò il polso. “Adesso ti faccio vedere come si fa per davvero.”

Poco dopo, Capitan Power volò oltre il tetto del vicino edificio.

 

“È quel fesso è sistemato. Ora…” il colpo che lo raggiunse allo stomaco non fu doloroso di per sé, per lui. Ma lo sbilanciò e lo fece volare contro una macchina.

Uno Shades ringhiante osservò la figura di Midnight Sun portarsi via il prigioniero.

 

Si materializzarono nel mezzo di un’isoletta sperduta nell’Oceano Pacifico, lontani da qualunque punto di riferimento. E con loro c’era la squadra al completo.

“Credevano di essere stati furbi, a farlo seguire da un altro teleporta,” disse Warwear. “Mossa prevedibile.” Appoggiò una mano corazzata alla fronte di Freeman. “Non ci vorrà molto…”

Sottilissimi cavi fuoriuscirono dal dorso delle mani. Sonde così sottili da penetrare attraverso lo spazio fra gli occhi e le orbite, e da lì al cervello. Un’operazione rapida ed indolore per leggere la mente, che non avrebbe svegliato il prigioniero.

Purtroppo, la mente anche di un uomo come Switch, non era mai completamente disattivata. Una remota parte del subconscio di Edward Freeman aveva consapevolezza di essere in pericolo.

E quella remota parte era sufficiente a lanciare un grido di aiuto.

 

“Contatto,” disse Warwear…e in quel momento, una serie di dischi apparve intorno ai Giustizieri.

E da quei dischi, emerse a passo di carica il resto della forza armata della Villains LTD. Oltre a Shades, c’erano:

Ø  Marasso, il cyborg assassino.

Ø  Diamond Dran, il nuovo Uomo Indistruttibile.

Ø  Pathfinder, la cacciatrice.

Ø  Insomnia, la cecchina.

Ø  Turbine, il letale velocista.

Ø  Slim Snake, il mutaforma.

 

Turbine diede addosso a Warwear. Le sue lame tranciarono i cavi-sonda, poi divennero una tempesta di colpi affilatissimi contro la corazza…

Un colpo di repulsori spedì il criminale lontano dal suo bersaglio. “Idiota.” Puntò la mano verso il suo avversario. “E ora vediamo come…COSA?”colpi di laser lo spedirono a terra, più per la sorpresa che per l’effettiva forza.

“Ti credi un duro?” disse una figura nel cielo, una specie di fantasma fatto di luce. “Fattela contro il Laser Vivente, allora!”

 

Marasso trovò il suo avversario in un inferocito Man-Eater. “Fantastico!” esclamò l’uomo tigre. “Finalmente un nemico della mia taglia!”

Marasso non poteva parlare…o meglio, non aveva il cervello per esprimere un discorso coerente. Per lui, pensava l’unità computerizzata che analizzava il nemico e sceglieva le soluzioni più adatte per sconfiggerlo. Dal peso alle dimensioni, al calcolo dei riflessi, alle armi, Marasso sapeva esattamente con chi aveva a che fare…

Purtroppo, aveva appena calcolato di avere un nemico molto tosto! Con un ruggito, Man-Eater gli fu addosso. Marasso fece saettare la coda dai rostri velenosi, ma la tigre la afferrò. Trattenendola, e così trattenendo il suo proprietario, fece una capriola e lo colpì con i piedi in pieno petto. “Ammettilo, bello: non hai speranze contro chi si è addestrato a combattere.”

 

Switch riprese finalmente conoscenza. “Oddio oddio, che male di tutto…ma cosa mi ha colp…” con la vista schiarita, vide finalmente la battaglia in corso…e la figura in nero che troneggiava su di lui. Una figura che ricordava bene!

“Oddio.” Non ci pensò su un instante, e si teleportò via.

Midnight Sun non ne fu preoccupato. Quando i Kree lo avevano per così dire…ricostruito, lo avevano dotato di tutta la tecnologia necessaria per rintracciare Silver Surfer in persona nelle profondità del cosmo.

E i portali di Switch si lasciavano dietro una traccia riconoscibile. Midnight Sun scomparve, in caccia della sua preda.

 

“Dran, eh? Tutto tuo padre, si direbbe.” Molten mollò un altro pugno all’Uomo Indistruttibile, che pur cadendo indietro, non si fece neppure un graffio.

“Indovinato, coglione. TNT, montagne, treni…puoi gettarmi addosso tutto quello che hai, e non mi farai neppure il solletico!” Estrasse una pistola dalla cintura -una pistola particolare, pensata per bucare la corazza di un carro armato, un’altra delle invenzioni geniali di DeCeyt.

Purtroppo, era anche vero che non aveva i riflessi fini. Quando sparò, Molten si era già spostato di lato.

L’uomo dalla pelle metallica evitò un secondo colpo di energia, e poi un terzo, rotolando a terra.

“Perdere tempo non ti servirà, mio dorato amico.” Dran rise. “Dovrai stancarti e poi…Uh?”

Sotto i suoi occhi, la pelle metallica dell’altro aveva iniziato a brillare. “Che cosa significa? Ti ho detto che non puoi farmi…”

Molten saltò verso di lui. Dran sparò di nuovo, ma senza pratica con le armi da fuoco, mancò la mira. Poi Molten afferrò la sua arma, ed essa si fuse.

Molten afferrò il suo nemico. “Forse non posso farti male, idiota, ma posso ancora toglierti di mezzo. Vuoi vedere come?”

La pelle di Mark Raxton arrivò al punto critico…poi esplose. Una detonazione agghiacciante, che fece volare via Diamond Dran come un pallone calciato da un cavallo. Dran finì nell’acqua, lontano dall’isola.

 

Joystick e Pathfinder erano impegnati in un duello all’arma bianca…più o meno. Dove la cacciatrice mutante usava una doppia spada, l’ex Signora del Male disponeva di un paio di bastoni acuminati fatti di luce solida. E per quanto riguardava l’agilità, erano di fatto entrambe allo stesso livello.

“Sei in gamba, lo concedo,” disse Joystick, affondando i suoi bastoni ancora una volta, solo per vederseli parati dalla più esperta Pathfinder. “Ottimi innesti, chi te li ha fatti?”

“Spiacente, sorella. È tutta roba naturale.” Così dicendo, la mutante sollevò un piede e lo piantò nello stomaco dell’altra. Un piede che vestiva uno stivale metallico in lega pesante, spinto da una forza tripla rispetto a quella umana, con un’inerzia degna di un pugno della Cosa.

In altre parole, dolorosamente, Joystick venne scaraventata contro un albero. E se non fosse stato per la sua armatura, avrebbe fatto una fine ben peggiore che perdere i sensi.

‘Finder si sbatté le mani. “Dilettanti! Come le odio.”

 

Il vantaggio del Laser Vivente era ovvio: un essere di luce non aveva certo di che stancarsi, e i suoi colpi potevano arrivare da ogni direzione in frazioni di secondo l’uno dall’altro. E per quanto veloce volasse Warwear, era meno di una lumaca per il suo avversario.

L’armatura Eidolon poteva essere forte, ma a quel ritmo era solo questione di tempo prima che cedesse. Entrambi lo sapevano. E a quel punto, ogni misura, per quanto disperata, poteva servire all’uomo dentro il metallo per guadagnare tempo.

Anche il lancio di una serie di sonde dalle unità nelle spalle.

Il Laser rise. “Mi offendi, surrogato di Iron Man che non sei altro! Cosa credi che possano farmi questi giocattoli?!” e per sottolineare il concetto, li colpì tutti e cinque contemporaneamente.

E si ritrovò avvolto da una nube di polvere scura. “Cosa..?”

“Cristalli di assorbimento, Laser Vivente. Non credi che tornino utili, in questo caso?”

“Idiota! Non crederai che dei vetrini possano…” per uscire da quella nube, cercò di esplodere in un’ondata di luce…e invece, si ritrovò assorbito come acqua da una spugna, “NOOooo!” e quella che ricadde a terra fu una fine pioggia di cristalli saturi, avvolti da una nube di scintille residue.

“Perdente una volta, perdente per sempre,” commentò Warwear.

 

Il duello fra Man-Eater e Marasso fu più breve di quanto, purtroppo, l’uomo tigre avesse immaginato. Marasso era letteralmente una furia inarrestabile. La sua apparente goffezza rispetto all’avversario era compensata da una stamina fuori misura.

Senza contare che a Marasso bastava mettere a segno un solo colpo, come ora. Anche un solo graffio al collo di Man-Eater.

La tigre reagì con un pugno che mandò il rettile al tappeto…ma era già troppo tardi: il veleno di cui erano intrisi gli artigli di Marasso entrò in azione un attimo dopo. La tigre vacillò…e cadde.

 

Quello fra Switch e Midnight Sun assomigliava ad un surreale duello di Guardie e Ladri. I due contendenti apparvero e scomparvero un po’ in tutto il mondo, dalla pubblica piazza degli Champs Elysee, a Napoli, nella doccia di una donna che avrebbe poi avuto gli incubi per un anno, a un ristorante indiano durante un matrimonio che sarebbe stato sciolto di lì a poco per l’infausto presagio…

Purtroppo, alla fine Switch raggiunse il limite di utilizzo dei suoi portali, per stanchezza, oltre che per i colpi ricevuti prima. E quando smise di saltare, un pugno alla mascella lo mise di nuovo KO.

 

Fusione, dal canto suo, aveva appena scoperto che la sua avversaria era un osso davvero duro. Credeva di avere gioco facile con Insomnia, ma la mutante si era rivelata di fatto immune alle sue illusioni!

E ora, era lui a dovere giocare di difesa, parando colpo su colpo dell’assassina armata di pugnale. Lui, invece, usava una pistola laser…per quel che serviva, visto che lei evitava agilmente ogni colpo.

“Tsk tsk, quale parte non ti riesce di capire, cocco? Io non dormo mai, capisci? Il mio cervello produce inibitori che sopprimono ogni stato allucinatorio. E ora perdonami, ma mi sono veramente stufata di giocare.” Saltava come una gatta, e quando il suo colpo si piantò nel fianco di Robert Markley, non fu una sorpresa per nessuno dei due.

 

“L’ultima volta che ci siamo incontrati, cocchino, ti ho detto che avevo avuto ordine di non ucciderti. Ricordi?”

Blank, tenendo la sua inutile arma puntata contro Shades, annuì nervosamente.

“Sei un ometto divertente, Eddie…e ci sei stato anche utile, molto utile. Perciò fai il bravo e gioca a fare il morto. Potrei trovarti ancora divertente.” Shades esibì un sorriso dentato largo e cattivo.

Blank lasciò cadere la pistola. “Non farmi del male…ti prego…”

 

Fra Capitan Power e Turbine, non ci fu praticamente storia. Il velocista era uno dei più potenti della sua categoria. Ma per trasformare il suo potere e le sue lame in un attacco devastante, doveva prima arrivare addosso al suo nemico. E nel momento in cui aveva deciso di puntare l’eroe in oro e blu, questi a sua volta puntò una mano su di lui.

Un atto di volontà, e Turbine iniziò a rallentare…sempre di più…fino a quando, di fronte al suo avversario, si trovò fermo, in ginocchio, preda di una forza invisibile ed invincibile.

“Non sei divertente, insetto. E considerati fortunato a restare vivo,” disse Cap, stringendo il pugno, mentre Turbine cadeva a terra, inerte.

 

L’ultimo scontro fu fra Slim Snake e Sabre. Ed anche quello fu estremamente breve: perché se anche Snake poteva copiare un altro essere vivente fino al livello genetico, non aveva tenuto contro dell’effetto che la phobia aveva sugli esseri umani! Snake restò disorientato dalla paura dei licantropi, mentre il ringhiante Jack Russell gli veniva addosso.

Un colpo di artigli allo stomaco mise fine allo scontro e quasi anche alla vita di Slim Snake.

In quel momento, Midnight Sun riapparve con il suo prigioniero.

“Carini ad avercelo riportato. Ora, perché non lo lasciate dov’è, da bravi?”

Insomnia aveva il suo fucile piantato contro il petto di un sanguinante Fusione. Pathfinder teneva le sue lame contro la gola di Joystick. Shades torreggiava sul povero Blank.

“Dovrei chiedervi la stessa cosa,” disse Warwear, puntando una mano contro il corpo di Marasso, mentre Sabre era pronto ad infliggere il colpo di grazia a Snake. Capitan Power reggeva un inerte Turbine per il collo. “Quelli di noi ancora pronti a combattere sono i più forti. Inoltre, il vostro teleporta è nostro. Tu sembri il solo capace di darci problemi,” disse a Shades. “Sei pronto a scommettere sul risultato di un’altra battaglia?”

“E voi siete pronti a sacrificare i vostri amici? Io sono pronto a vedere gli altri crepare, per quanto mi riguarda: sono un teleporta e posso mettermi in salvo, prima che mi possiate mettere le mani addosso.”

“…”

“…”

“Allora, ti propongo un affare,” disse Warwear, finalmente, spezzando un silenzio di cinque minuti carichi di tensione.

“Spara.”

“Lasciate i nostri soci, e noi vi restituiamo i vostri. E la battaglia finisce qui.”

“Dovrei fidarmi?”

“Siamo i buoni. È un nostro vizio, quello di dire la verità.”

Shades dovette rifletterci poco: se fosse stato l’unico a mettersi in salvo, DeCeyt avrebbe avuto la sua testa, in un modo o nell’altro. Altrimenti, avrebbe messo in atto i suoi propositi da ben prima… “Mie care,” disse, con voce suadente.

Pathfinder e Insomnia si allontanarono dai loro prigionieri. E quando furono tutti a distanza di sicurezza, Midnight Sun restituì Switch ai suoi soci.

“Quanto all’essere dei buoni,” disse Shades, “non ci metterei la mano sul fuoco, visto che il vostro amico dalla zucca vuota come il suo nome ha cercato di tradirvi. Voleva fare parte della LTD. Dovreste cambiare il capo del personale.”

“Dite al vostro capo,” disse Warwear, “che la prossima volta non perderemo tempo prezioso: vi elimineremo a vista.” E un attimo dopo, i Giustizieri scomparvero.

Resta da vedersi, mister! Pensò Shades, prima di dedicarsi a svegliare l’imbecille che aveva causato quella quasi disfatta.

 

“Il veleno di Marasso sarà rimosso dal sangue di Murphy in men che non si dica,” disse un uomo in camice da dottore. “Per fortuna, il nostro amico ha una stamina sovrumana. Quanto a Markley, il colpo è arrivato proprio a un passo dal rene, ma non ci sono lesioni serie. Una settimana o due di riposo, e dovrebbe tornare in una forma accettabile. Un po’ meno per Yanizeski, che però dovrà mangiare molto leggero, nel frattempo.”

Angela studiò la sua copia del rapporto del medico della società. “Un risultato lungi dall’essere positivo, Jacobs,” disse all’uomo che le camminava accanto. “Ma comprendo che è anche l’unico accettabile: non potevo perdere elementi preziosi in nome dell’orgoglio…senza contare che il nostro risultato lo avevamo conseguito. Era una spedizione punitiva, e le informazioni ricavate da Switch sarebbero state solo un bonus extra. Abbiamo imparato quanto basta da questa Villains LTD da capire come affrontarli, nel caso le nostre strade si incrociassero ancora.  E sarà meglio per loro che non succeda.

“Quanto a Blank, dobbiamo davvero farci una chiacchieratine seria…”



[i] VILLAINS LTD #2

[ii] VILLAINS #10

[iii] VILLAINS #3

[iv] VILLAINS LTD #5